Afrodite: La verità della dea by Mariangela Galatea Vaglio

Afrodite: La verità della dea by Mariangela Galatea Vaglio

autore:Mariangela Galatea Vaglio [Galatea Vaglio, Mariangela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti


Elena

Elena guardava l’orizzonte. Il suo profilo perfetto si stagliava sul rosso infuocato del tramonto. Gli ultimi raggi di Elio donavano alle sue chiome riflessi di porpora intensa, gli occhi riflettevano il viola oscuro delle montagne circostanti, e si perdevano nell’infinito del cielo. Nella luce incerta del crepuscolo, appoggiata alle possenti mura della tholos3 presso cui era venuta a compiere un sacrificio, la regina sembrava rapita dai propri pensieri, come inconsapevole del mondo che le stava attorno e della sua incredibile bellezza.

In tutta la Grecia nessun poeta, nessun pittore o scultore era mai riuscito a celebrarla degnamente. Di fronte al corpo tornito ma leggiadro, ai lineamenti fini del volto, al colore cangiante e indefinibile dei suoi occhi, di un blu profondo come la notte che diveniva in un attimo trasparente e cristallino come acqua di fonte, alle labbra piene come acini maturi, alla pelle di luna, alla cascata di riccioli che scendeva sulle spalle in boccoli definiti e fitti, la lingua non possedeva aggettivi abbastanza precisi, i colori delle pitture parevano sbiaditi come ombre, il marmo non era sufficientemente liscio. Gli artisti non potevano far altro che alzare le mani, in segno di resa, e ammirarla.

Fin dalla culla, quel corpo per Elena era stato un dono e una maledizione. Che la incrociasse un uomo o un dio, un maschio o una femmina, di fronte a lei tutti ammutolivano, storditi. Gli ambasciatori dimenticavano i loro discorsi forbiti, le rivali non riuscivano a proferire le cattiverie già pronte sulle labbra, gli uomini non rammentavano più le loro missioni, le donne i loro compiti. Quando Elena compariva il mondo si fermava, come se gli fosse stato tolto il respiro.

Eppure, nonostante fosse stata continuamente al centro dell’attenzione di chiunque fin dalla più tenera infanzia, nessuno aveva mai capito davvero cosa pensasse veramente di sé o del mondo la regina. Elena era un mistero per tutti, forse anche per se stessa. La sua bellezza perfetta, senza pari, senza sbavature, attirava ma anche teneva a distanza. Come le statue dei templi, si poteva solo venerarla, non interagire con lei. Era chiusa in sé, compiuta ma distante. Fra tutte le mortali, lei era quella più simile a una divinità, e delle divinità sperimentava dunque anche la peggior sofferenza: la solitudine.

Gli umani vengono uniti dalle loro debolezze, dalle loro imperfezioni: le loro mancanze sono ciò che li rende fragili ma li costringe a creare legami, famiglie, amicizie. Lei, invece, non aveva difetti: così la vita pareva scivolarle addosso senza lasciare traccia. La sua pelle non mostrava rughe, il suo volto luminoso era privo dei segni della stanchezza, dell’età o delle preoccupazioni, le sue mani lisce, i suoi capelli profumati come perennemente lavati di fresco, le sue spalle diritte, il suo passo armonioso e leggero come quello di un'adolescente in fiore. Attraversava l’esistenza lieve come una nuvola, evanescente come un’apparizione. E lei talvolta si sentiva proprio come una nuvola, o un fantasma: un’immagine vuota, un riflesso della volontà e del desiderio altrui, destinata a essere sempre una preda o un trofeo.



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